Il tecnico rossonero sembra aver trovato la quadra dopo l’avvio shock alla prima di campionato: regole ferree e inderogabili
Sembrava un incubo. Deluso (al netto del suo ultimo esonero, maturato dopo l’incredibile sfuriata in campo e in conferenza stampa dopo la vittoria della Coppa Italia nella finale del maggio 2024 contro l’Atalanta) dall’andamento del suo triennio di ritorno a Torino sponda bianconera, Massimiliano Allegri ha preferito ricominciare da un ambiente a lui molto familiare come quello di Milanello.
Legato al club rossonero da un rapporto speciale (il primo titolo in carriera arrivò proprio col Milan, nella stagione 2010/11), il tecnico toscano ha sposato il nuovo progetto del Diavolo, affascinato dalla possibilità di rivincere laddove si è già vinto, e con merito, parecchi anni prima.
Allegri inizialmente è sembrato non aver fatto i dovuti conti con l’adattamento alla nuova realtà, e con la persistenza di alcuni fantasmi che ancora aleggiavano nella mente di quei giocatori già facenti parte della rosa nella scorsa paradossale stagione: l’inizio shock di campionato, bagnato dalla clamorosa sconfitta interna contro la Cremonese, è però servito da lezione.
Da quel momento la sua creatura ha solo vinto. Sia in Serie A che in Coppa Italia. E per giunta senza subire reti, proprio come piace a lui. Merito dell’innesto di Adrien Rabiot, dice qualcuno. Merito di una sferzata data all’ambiente dalla società, finalmente compatta e mossa da un unico intento, ma sta di fatto che ora il suo Milan vola. In attesa del primo scontro diretto stagionale contro i Campioni in carica guidati da Antonio Conte.
Il codice Allegri: le regole di comportamento
Ma forse, oltre agli ottimi nuovi acquisti messi a segno con un mercato estivo scintillante, c’è dell’altro dietro la rinnovata competitività del Milan, già tornato a tiro del Napoli e con la ghiotta possibilità di un aggancio da operare proprio vincendo eventualmente il big match di San Siro di domenica sera.

A rivelare i segreti del nuovo corso Allegri ci ha pensato il giornalista Carlo Passerini de ‘Il Corriere della Sera‘, autore di un approfondimento sulle nuove tre regole per il gruppo squadra che il livornese ha preteso di inserire come suo marchio di fabbrica.
Innanzitutto c’è la direttiva, anche per gli stranieri, di parlare italiano: una cosa necessaria sia per scambiarsi opinioni in campo sia per interloquire con arbitro ed avversari; in secondo luogo c’è il dress code: tutta la squadra deve presentarsi in trasferta con l’abito di rappresentanza, giacca e cravatta. Una direttiva che discende direttamente dal blasone del club di Via Aldo Rossi, che si è sempre distinto per eleganza e classe.
Per ultimo, ma non per importanza, ecco la convivialità: a Milanello, anche in mensa, ci sono infatti tavoli quadrati per evitare che si creino gruppetti anche durante quei momenti in cui i giocatori sono chiamati a legare di più l’uno con l’altro.