In una lunga intervista è uscito allo scoperto. Parole chiare del medico che non lasciano davvero dubbi: che rimpianto per tutti
“La crostata veniva mangiata a merenda e nei pranzi prepartita, ma Berlusconi impose altre novità. Per esempio, ogni medico, da me fino ai colleghi del settore giovanile, doveva essere reperibile una volta a settimana. Non c’erano i cellulari e ci diedero un cicalino. Quando suonava, dovevi correre al telefono e chiamare un centralino Fininvest che ti informava sull’intervento di emergenza richiesto da questo o quel giocatore, per sé o per un suo familiare. Berlusconi voleva che i calciatori pensassero a giocare e basta, che la società risolvesse ogni loro preoccupazione, che fosse la febbre di un figlio o un malessere della moglie”.
A svelare questo interessante aneddoto che fa capire, ancora una volta, la mentalità vincente di Silvio Berlusconi, è Rudy Tavana, il famoso medico del Milan che ha vinto tutto.
Le parole riportate sono state rilasciate da Tavana nel corso di un’intervista a La Gazzetta dello Sport. Sono diversi i passaggi interessanti, come l’aneddoto su Arrigo Sacchi: “Il mercoledì, Arrigo lavorava sulla super velocità con gli sprint in discesa. Gli dissi che nell’atletica li avevano abbandonati per il rischio di stiramenti e strappi. Arrigo mi rispose che quel lavoro gli garantiva ottimi ritmi in partita. Poco dopo, durante uno scatto in discesa, Evani si infortunò ai flessori e Sacchi abbandonò questa metodologia”.
Milan, Tavana: “E’ il mil rimpianto più grande”

C’è inoltre un passaggio su Marco van Basten, che inevitabilmente fa venire i brividi a tutti i tifosi del Milan, che lo hanno visto giocare: “Mi opposi alla prima operazione, a cura del professor Marti, a Sankt Moritz, in Svizzera. Il professor Martens intervenne poi, per riparare il danno. Van Basten nel suo libro (Fragile, ndr) scrive che il chirurgo gli aveva detto che in due mesi sarebbe tornato in campo e che lui gli credette. E poi aggiunge che al Milan tutti si opponevano all’intervento”.
“Lottai fino all’ultimo – prosegue Tavana -. Marti voleva pulire la cartilagine, io dissi a Marco che non bisognava togliere quel minimo di protezione che era rimasta. Niente da fare e mi dispiace, perché avrebbe potuto regalarsi e regalarci altri due o tre anni del suo calcio fantastico. Van Basten era uno sportivo nato. Quando è passato al golf, è arrivato ad handicap 3. Una volta andò a sciare, cosa mai fatta prima, e a fine giornata il maestro gli disse che sciava già come se avesse preso venti lezioni. Aveva la capacità naturale di apprendere qualunque gesto motorio. Marco resta il mio rimpianto più grande”. Conclude Tavana