La rivelazione che fa sorridere tutto il popolo rossonero. Ecco le parole del medico che non lasciano davvero dubbi
“‘Doc, ha visto il suo cane? Con il Napoli non gioco’. Mi avvio verso lo spogliatoio e penso che la mia carriera al Milan sia finita“. A raccontare questo curioso aneddoto è Rudy Tavana, lo storico dottor dell’era Berlusconi. Con lui, il club rossonero ha vinto praticamente tutto.
In un’intervista a La Gazzetta dello Sport si è raccontato, svelando un po’ di segreti relativi ad alcuni campioni del Diavolo. Si è parlato dell’infortunio di Marco van Basten, ma anche di quel giorno che un calciatore importante si burlò di lui.
“Una sera mi telefona: ‘Doc, ho un dolorino’. Siamo nella settimana di Napoli-Milan del 1° maggio 1988 (la partita che di fatto consegnerà al Milan il primo scudetto dell’era berlusconiana, ndr) e mi preoccupo: ‘Ruud, vieni a casa mia, in via Novara’. Gullit arriva, lo visito, constato che non ha nulla di serio e gli dico: ‘Fermati a cena da me, dai’. Uno dei miei due bassotti mordicchia Ruud a un polpaccio. Disinfetto il graffio e finisce lì”.
Lo scherzo di Gullit a Tavana: “Doc, ha visto il suo cane?”

Il giorno dopo al centro sportivo di Carnago, il fuoriclasse olandese mette in atto lo scherzo per Tavana: “La mattina dopo, Gullit si presenta a Milanello zoppicante e con una vistosa fasciatura alla gamba morsicata: ‘Doc, ha visto il suo cane? Con il Napoli non gioco’. Mi avvio verso lo spogliatoio e penso che la mia carriera al Milan sia finita, che Berlusconi mi licenzierà. Quando arrivo sul campo, Gullit esce tutto sorridente e senza bende: ‘Doc, era uno scherzo!’“.
Il clima sereno e di complicità tra tutte le componenti del gruppo Milan, è stato certamente uno degli elementi che ha portato il club rossonero guidato da Silvio Berlusconi a vincere proprio tutto.
Ma quel grande Milan che ha scritto pagine incredibili di storia sarebbe potuto dissolversi in volo. A raccontarlo è ancora Rudy Tavana: “Alla fine di settembre del 1987, giocammo sul campo neutro di Lecce una partita di Coppa Uefa contro il Gijon. Ritornammo a Milano su un Atr 42. Quello stesso aereo, con il medesimo equipaggio, due settimane dopo si schiantò su una montagna del Comasco, mentre era in volo da Linate a Colonia (37 vittime, ndr). Cos’altro potrei aggiungere?”.