L’ex calciatore si confessa in una lunga intervista. Le parole su un suo ritorno in panchina sono tutte da leggere: ecco cosa ha detto
Lele Adani è certamente uno degli opinionisti più apprezzati del mondo del calcio. Dai social alla tv nazionale, l’ex difensore accompagna costantemente le nostre giornate con i suoi commenti, con le sue provocazioni. Adani è anche la voce tecnica delle partite delle nazionali.
Il suo stile, va detto, non piace proprio a tutti e spesso fa discutere per delle espressioni non proprio da ‘servizio pubblico’. Il “pranzo a sacco” emerso nel corso della telecronaca del match di qualificazione ai Mondiali, della Nazionale di Gennaro Gattuso, contro Israele, sta ancora facendo parlare tanto:
“E’ stata una cosa spontanea – afferma Adani ai microfoni del Corriere della Sera -, un’espressione del gergo dei miei amici del paese per sottolineare un errore grossolano”. Ma ovviamente le critiche social non sono mancate: “Gli odiatori fanno rumore online, ma per strada ho ricevuto molto calore: dagli adolescenti agli ottantenni”. Lele Adani ha dunque trovato la sua dimensione da opinionista: Se la pratichi come vocazione, meriti rispetto; bisogna approfondire, vivere i dissensi, non essere aridi. In Rai ho libertà e sento la responsabilità di parlare al Paese”.
Dalla tv al campo, l’annuncio di Lele Adani: “De Zerbi lo farebbe per me”

Il campo e la panchina sembrano dunque ormai un lontano ricordo, ma una collaborazione con Roberto De Zerbi potrebbe non essere da escludere: “L’allenatore del Marsiglia si taglierebbe lo stipendio per avermi con lui”, dice fra il serio e il faceto Adani, che però dice no alla panchina:
“No, non allenerei – prosegue l’ormai opinionista -. Forse in un ruolo nuovo, che unisca il calcio alla comunicazione. Romperò ancora le scatole parlando, intervenendo e provocando quando serve”.
Arriva, infine, un commento sul calcio italiano a partire dalla Nazionale che conosce bene: “Ha lo spirito per andare al Mondiale, ma ci sono lacune che vanno colmate”. Così il dito è puntato contro il sistema: “Nelle stanze dei bottoni ci raccontiamo di essere ancora i migliori a formare, ma non è così: ci siamo fermati”. I giovani arrivano in fondo nei tornei, ma “poi i ragazzi stranieri diventano titolari nei club maggiori”. L’esempio di Camarda è emblematico: “Invece di difenderlo come alternativa al Milan, lo mandiamo al Lecce. Siamo complici in questo sistema”, conclude Adani.